IL GIARDINO DI OLGA

di Rosetta Savelli

Anche nel cuore dell’ inverno il giardino di Olga era un vero incanto, così capace di incantare chiunque vi passasse accanto e vi posasse meravigliato il proprio sguardo.

Per Olga era un vero motivo di orgoglio, ma ancor prima questo luogo, era un vero motivo di amore

per lei che era così abile e capace di parlare alle piante, inoltre sapeva ascoltarle e capirle, perchè semplicemente le amava, intensamente e profondamente. Le piante ed i fiori sono creature vive ed in quanto tali, sono soggetti a tutte le caratteristiche e le manifestazioni che appartengono alla vita.

In aggiunta a questo, le piante sono di conseguenza anche molto sensibili alle attenzioni e alle cure

di chi le ama ed Olga le amava immensamente. E così il suo giardino era diventato un luogo speciale, unico, rilassante e rigenerante, contraddistinto da un ‘ identità di singolare bellezza e carica di forte magnetismo. E questa bellezza non svaniva neppure nel cuore dell’ inverno e anzi forse se ne accentuavano maggiormente sia i toni che i colori che in questo periodo dell’anno erano capaci di divenire più rari e particolari, risaltando ancora di più e riuscendo a continuare a donare al giardino un aspetto florido e verdeggiante. Anche nelle giornate del periodo natalizio, il giardino di Olga era e rimaneva un bel giardino fiorito.

L’ intero spazio era diviso in due aree simili ma non uguali, separate fra di loro, da un sentiero di ciottolato, sufficientemente largo da costituire il corridoio d’ingresso verso l’abitazione di Olga, venendo dall’esterno, dal di fuori e cioè dalla strada.

Entrambe le aree del giardino poggiavano su un bel pratino di erba verde, ben colorata e ben rasata, in tutte le stagioni dell’anno e quindi anche in inverno. Poteva così sembrare un classico giardino all’ inglese, sia per i colori che per l’impostazione delle piante all’interno, collocate in modo da risultare così fitte ed anche discontinue, ma con un risultato finale del tutto armonico e coerente.

D’ estate il giardino di Olga era e poteva sembrare un vero angolo di Paradiso, così ricco di colori, di profumi e di odori ed impreziosito ancora di più dalla presenza di alcune piante di rara e prorompente bellezza. Tali e rare piante, al pari di seducenti ed altezzose signore, sfoggiavano tutta la loro avvenenza all’ interno del giardino, quasi che fossero o che sembrassero delle prime donne mentre calcavano le scene di un palco importante.

D’inverno l’aspetto di tale scena diveniva qui più sobrio ed austero, ma di certo non scalfiva affatto il fascino pieno e completo che rendeva  queste piante così simili alle fattezze di belle ed austere signore.

In una delle due aree, nelle quali era diviso il giardino, anche in inverno e durante il periodo natalizio, una splendida pianta di “ Kalicantus “ sapeva bene di essere capace di sedurre e di incantare chiunque le posasse gli occhi addosso.

La pianta di  “Kalicantus “, in estate era tutta florida, verde , bella e fresca, mentre in autunno cominciava ad ingiallire le foglie fino ad arrivare a perderle tutte, preparandosi così all’ exploit dell’ inverno, dove in perfetta sintonia con il clima del Natale, addobbava da sola i propri rami, mettendo fuori dei piccoli fiorellini bianchi e gialli, quasi che  fossero orpelli ed ornamenti o semplici palline.

Con i suoi piccoli fiorellini oltre ai colori bianchi e gialli, il “ Kalicantus” sfoggiava  una singolare sfumatura del colore giallo che qui si chiama di color “tea “. Questi fiorellini sono profumatissimi e alquanto gradevoli, sia alla vista che al odorato, continuando così a regalare gioia e colore al giardino anche nel cuore dell’ inverno.

Poco più in là rispetto alla pianta di “ Kalicantus “, due palme si innalzavano possenti e sempre verdi, anche sotto il cielo natalizio.

1

Olga le adorava e più passavano gli anni e più le due palme si innalzavano e crescevano e pareva quasi che volessero arrivare a toccare il cielo con la punta delle loro foglie.  Loro erano le giraffe privilegiate  del giardino di Olga.

A lato, verso l’ estremità, una siepe di alloro, era bella sempre e quindi anche a Natale.

Ma era l’estremità opposta di quella stessa area del giardino che si imponeva  e sovrastava per bellezza di colori e per intensità di verde. L’intero muretto che segnava il confine con il giardino del vicino era ricoperto da un’immensa siepe costituita dalla pianta di “ Gelsomino di San Giuseppe “ che riusciva a fiorire anche in pieno inverno e quindi anche nel periodo natalizio. Persino quando gelava o nevica, i suoi rami attraversano indenni il brutto tempo e si addobbavano imperterriti ed imperturbabili con  magnifici fiori  capaci di brillare come se fossero lucine colorate di un tipico colore giallo intenso e vivace, creando un effetto di luce abbagliante ed intrigante.

“ Il Gelsomino di San Giuseppe “ è una pianta che è in grado di avere uno sviluppo alquanto prodigioso, infatti parte alla fornitura, da una piantina  delle dimensioni di circa 25 cm.  di altezza che può stare in un piccolo vaso fino ad arrivare ad estendersi con il tempo e a trasformarsi in una pianta capace di coprire un’intera parete di muro, superando abbondantemente il metro in altezza.

Sempre nella stessa area o parte del giardino, lungo il sentiero di ciottolato, una fila di “ Rose rosse “ a stelo lungo, sfilava perfettamente ordinata, come mannequin in passerella ad una sfilata di moda.

Anche nel periodo di Natale si potevano ammirare i grandi boccioli rossi  anche se non tutti di loro riuscivano a sbocciare e si fermavano lì congelati, nella loro forma e misura e natura di bocciolo, con il risultato finale di apparire ugualmente spettacolari, in un fermo- immaggine ignaro del tempo.

Nell’ altra area o parte del giardino, quella che rimaneva dalla parte opposta rispetto al sentiero di ciottolato, il prato era ugualmente verde e ben rasato. Anche in questa area, due imponenti palme sfoggiavano tutta la loro altezzosità e si inserivano quanto mai all’interno del clima natalizio, regalando effetti scenici speciali che risaltavano  essere particolarmente  speciali nelle serate quando il cielo era chiaro e stellato, richiamando inevitabilmente alla mente la lontana Betlemme.

In questa parte del giardino, fra le due palme, rimaneva incastonata una splendida pianta di “ Rosa di Natale “ ed è questa una pianta che sapeva  bene come stupire e contraddistinguersi. Infatti mentre d’ estate era piena di numerosi e larghe foglie dal colore verde cupo, in inverno e sotto Natale, era capace di meravigliare e di fiorire con fiori di diversi colori : bianchi e rosa.

Appena poco più in là dalla “ Rosa di Natale “ i due leoni in pietra erano i veri custodi del giardino di Olga, solo all’apparenza impietriti, in quanto nella realtà erano costantemente vigili ed attenti.

Molto simili a due piccole sfingi o a due piccoli gargoyles posti all’ingresso dell’ampia e vasta capannina che si era formata naturalmente e spontaneamente, sviluppandosi da un’antica pianta di “ Bignomia “. Questa singolare pianta, caratterizzata da molti rami e da molti arbusti, mentre in estate straripava generosamente con tutto il suo abbondante e verde fogliame, in inverno si attorcigliava, rinsecchita attorno ai propri tronchi nudi e spogli, creando così un effetto di tensioni e di nervature che si abbracciavano verso l’alto e che infine si curvavano su loro stesse, formando come un tetto o meglio una capannina appunto, capace di regalare anch’essa un’atmosfera unica, incantata e magica.

Appena un poco più in là, a lato della capannina di “ Bignomia “ sfilava una lunga  e folta siepe di

“ Vite di Canapa “  che d’ estate sfoggiava una veste ricca di  un fogliame verdissimo, mentre in autunno si cambiava d’abito e ne sfoggiava un altro, ricco di un fogliame pieno di meravigliose sfumature rossastre.

E’ facile quindi comprendere bene perchè il giardino fosse l’orgoglio ed anche la vanità di Olga e lo era a ragione, in quanto il suo giardino era veramente molto bello.

Percorrendo  lungo tutto il ciottolato di pietra che divideva il giardino in due aree simili ma non uguali fra di loro, e diretti verso l’esterno, si arrivava alla cancellata che Olga aveva dipinto da sola, con amorevole dedizione, estro e pazienza, rinnovandola e tinteggiandola  con uno splendido colore

“fumo di Londra “

2

Perfettamente in linea con l’ atmosfera dell’intero giardino anche la cancellata rimandava alla più classica  tradizione anglosassone, quando le antiche ciminiere della City sbuffavano il loro fumo denso e grigio, fino a rimanere ancora oggi simbolo della Città di Londra nel vasto e variopindo  mondo dei colori.

Al di là ancora della cancellata, il marciapiede pubblico in ciottolato che immetteva direttamente sulla strada.

Ed è esattamente qui, al lato estremo del marciapiede pubblico che Olga aveva riposto un largo e grande vaso in terracotta, affinchè le macchine non parcheggiassero sul marciapiede in ciottolato, danneggiandolo. Infatti anche se il marciapiede era pubblico, ad Olga era particolarmente caro, quasi  che fosse una naturale appendice del giardino stesso e eli ben sapeva che se questo fosse stato danneggiato, poi sarebbe stato  difficile ripristinarlo in tempi brevi.

2 Risposte to “IL GIARDINO DI OLGA”

  1. Rosetta Savelli Says:

    IL GIARDINO DI OLGA

    Anche nel cuore dell’ inverno il giardino di Olga era un vero incanto, così capace di incantare chiunque vi passasse accanto e vi posasse meravigliato il proprio sguardo.
    Per Olga era un vero motivo di orgoglio, ma ancor prima questo luogo, era un vero motivo di amore
    per lei che era così abile e capace di parlare alle piante, inoltre sapeva ascoltarle e capirle, perchè semplicemente le amava, intensamente e profondamente. Le piante ed i fiori sono creature vive ed in quanto tali, sono soggette a tutte le caratteristiche e le manifestazioni che appartengono alla vita.
    In aggiunta a questo, le piante sono di conseguenza anche molto sensibili alle attenzioni e alle cure
    di chi le ama ed Olga le amava immensamente. E così il suo giardino era diventato un luogo speciale, unico, rilassante e rigenerante, contraddistinto da un ‘ identità di singolare bellezza e carica di forte magnetismo. E questa bellezza non svaniva neppure nel cuore dell’ inverno e anzi forse se ne accentuavano maggiormente sia i toni che i colori che in questo periodo dell’anno erano capaci di divenire più rari e particolari, risaltando ancora di più e riuscendo a continuare a donare al giardino un aspetto florido e verdeggiante. Anche nelle giornate del periodo natalizio, il giardino di Olga era e rimaneva un bel giardino fiorito.
    L’ intero spazio era diviso in due aree simili ma non uguali, separate fra di loro, da un sentiero di ciottolato, sufficientemente largo da costituire il corridoio d’ingresso verso l’abitazione di Olga, venendo dall’esterno, dal di fuori e cioè dalla strada.
    Entrambe le aree del giardino poggiavano su un bel pratino di erba verde, ben colorata e ben rasata, in tutte le stagioni dell’anno e quindi anche in inverno. Poteva così sembrare un classico giardino all’ inglese, sia per i colori che per l’impostazione delle piante all’interno, collocate in modo da risultare così fitte ed anche discontinue, ma con un risultato finale del tutto armonico e coerente.
    D’ estate il giardino di Olga era e poteva sembrare un vero angolo di Paradiso, così ricco di colori, di profumi e di odori ed impreziosito ancora di più dalla presenza di alcune piante di rara e prorompente bellezza. Tali e rare piante, al pari di seducenti ed altezzose signore, sfoggiavano tutta la loro avvenenza all’ interno del giardino, quasi che fossero o che sembrassero delle prime donne mentre calcavano le scene di un palco importante.
    D’inverno l’aspetto di tale scena diveniva qui più sobrio ed austero, ma di certo non scalfiva affatto il fascino pieno e completo che rendeva queste piante così simili alle fattezze di belle ed austere signore.
    In una delle due aree, nelle quali era diviso il giardino, anche in inverno e durante il periodo natalizio, una splendida pianta di “ Kalicanthus “ sapeva bene di essere capace di sedurre e di incantare chiunque le posasse gli occhi addosso.
    La pianta di “Kalicanthus “, in estate era tutta florida, verde , bella e fresca, mentre in autunno cominciava ad ingiallire le foglie fino ad arrivare a perderle tutte, preparandosi così all’ exploit dell’ inverno, dove in perfetta sintonia con il clima del Natale, addobbava da sola i propri rami, mettendo fuori dei piccoli fiorellini bianchi e gialli, quasi che fossero orpelli ed ornamenti o semplici palline.
    Con i suoi piccoli fiorellini oltre ai colori bianchi e gialli, il “ Kalicanthus” sfoggiava una singolare sfumatura del colore giallo che qui si chiama di color “tea “. Questi fiorellini sono profumatissimi e alquanto gradevoli, sia alla vista che al odorato, continuando così a regalare gioia e colore al giardino anche nel cuore dell’ inverno.
    Poco più in là rispetto alla pianta di “ Kalicanthus “, due palme si innalzavano possenti e sempre verdi, anche sotto il cielo natalizio.

    1

    Olga le adorava e più passavano gli anni e più le due palme si innalzavano e crescevano e pareva quasi che volessero arrivare a toccare il cielo con la punta delle loro foglie. Loro erano le giraffe privilegiate del giardino di Olga.
    A lato, verso l’ estremità, una siepe di alloro, era bella sempre e quindi anche a Natale.
    Ma era l’estremità opposta di quella stessa area del giardino che si imponeva e sovrastava per bellezza di colori e per intensità di verde. L’intero muretto che segnava il confine con il giardino del vicino era ricoperto da un’immensa siepe costituita dalla pianta di “ Gelsomino di San Giuseppe “ che riusciva a fiorire anche in pieno inverno e quindi anche nel periodo natalizio. Persino quando gelava o nevica, i suoi rami attraversano indenni il brutto tempo e si addobbavano imperterriti ed imperturbabili con magnifici fiori capaci di brillare come se fossero lucine colorate di un tipico colore giallo intenso e vivace, creando un effetto di luce abbagliante ed intrigante.
    “ Il Gelsomino di San Giuseppe “ è una pianta che è in grado di avere uno sviluppo alquanto prodigioso, infatti parte alla fornitura, da una piantina delle dimensioni di circa 25 cm. di altezza che può stare in un piccolo vaso fino ad arrivare ad estendersi con il tempo e a trasformarsi in una pianta capace di coprire un’intera parete di muro, superando abbondantemente il metro in altezza.
    Sempre nella stessa area o parte del giardino, lungo il sentiero di ciottolato, una fila di “ Rose rosse “ a stelo lungo, sfilava perfettamente ordinata, come mannequin in passerella ad una sfilata di moda.
    Anche nel periodo di Natale si potevano ammirare i grandi boccioli rossi anche se non tutti di loro riuscivano a sbocciare e si fermavano lì congelati, nella loro forma e misura e natura di bocciolo, con il risultato finale di apparire ugualmente spettacolari, in un fermo- immaggine ignaro del tempo.
    Nell’ altra area o parte del giardino, quella che rimaneva dalla parte opposta rispetto al sentiero di ciottolato, il prato era ugualmente verde e ben rasato. Anche in questa area, due imponenti palme sfoggiavano tutta la loro altezzosità e si inserivano quanto mai all’interno del clima natalizio, regalando effetti scenici speciali che risaltavano essere particolarmente speciali nelle serate quando il cielo era chiaro e stellato, richiamando inevitabilmente alla mente la lontana Betlemme.
    In questa parte del giardino, fra le due palme, rimaneva incastonato uno splendido cespuglio di
    “ Rosa di Natale “ ed era questo un cespuglio che sapeva bene come stupire e contraddistinguersi. Infatti mentre d’estate era pieno di numerose e larghe foglie dal colore verde cupo, in inverno e sotto Natale, era capace di meravigliare e di fiorire con fiori di diversi colori : bianchi e rosa.
    Appena poco più in là dalla “ Rosa di Natale “ i due leoni in pietra erano i veri custodi del giardino di Olga, solo all’apparenza impietriti, in quanto nella realtà erano costantemente vigili ed attenti.
    Molto simili a due piccole sfingi o a due piccoli gargoyles posti all’ingresso dell’ampia e vasta capannina che si era formata naturalmente e spontaneamente, sviluppandosi da un’antica pianta di
    “ Bignomia “. Questa singolare pianta, caratterizzata da molti rami e da molti arbusti, mentre in estate straripava generosamente con tutto il suo abbondante e verde fogliame, in inverno si attorcigliava, rinsecchita attorno ai propri tronchi nudi e spogli, creando così un effetto di tensioni e di nervature che si abbracciavano verso l’alto e che infine si curvavano su loro stesse, formando come un tetto o meglio una capannina appunto, capace di regalare anch’essa un’atmosfera unica, incantata e magica.
    Appena un poco più in là, a lato della capannina di “ Bignomia “ sfilava una lunga e folta siepe di
    “ Vite di Canapa “ che d’ estate sfoggiava una veste ricca di un fogliame verdissimo, mentre in autunno si cambiava d’abito e ne sfoggiava un altro, ricco di un fogliame pieno di meravigliose sfumature rossastre.
    E’ facile quindi comprendere bene perchè il giardino fosse l’orgoglio ed anche la vanità di Olga e lo era a ragione, in quanto il suo giardino era veramente molto bello.
    Percorrendo lungo tutto il ciottolato di pietra che divideva il giardino in due aree simili ma non uguali fra di loro, e diretti verso l’esterno, si arrivava alla cancellata che Olga aveva dipinto da sola, con amorevole dedizione, estro e pazienza, rinnovandola e tinteggiandola con uno splendido colore
    “fumo di Londra “

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    Perfettamente in linea con l’atmosfera dell’intero giardino anche la cancellata rimandava alla più classica tradizione anglosassone, quando le antiche ciminiere della City sbuffavano il loro fumo denso e grigio, fino a rimanere ancora oggi simbolo della Città di Londra, nel vasto e variopindo mondo dei colori.
    Al di là ancora della cancellata, il marciapiede pubblico in ciottolato che immetteva direttamente sulla strada.
    Ed era esattamente qui, al lato estremo del marciapiede pubblico che Olga aveva riposto un largo e grande vaso in terracotta, affinchè le macchine non parcheggiassero sul marciapiede in ciottolato, danneggiandolo. Infatti anche se il marciapiede era pubblico, ad Olga era particolarmente caro, quasi che fosse una naturale appendice del giardino stesso e lei ben sapeva che se questo fosse stato danneggiato, poi sarebbe stato difficile ripristinarlo in tempi brevi.
    All’ interno del largo e grande vaso di terracotta, posto sul marciapiede pubblico, Olga aveva riposto una delle piante a lei più care ed era una pianta della quale stranamente anche lei stessa ignorava il nome. Era una bella e vigorosa pianta ad arbusto e sempreverde che si espandeva sia in altezza che in larghezza, regalando un’abbondante pioggia di fiori giallissimi, in tutte le stagioni dell’anno e quindi anche nel periodo natalizio. Era per certi versi una pianta molto simile a quella del
    “ Gelsomino di San Giuseppe “ ma era la forma dei fiorellini che pur avendo la stessa tonalità di colore era infine diversa. Infatti quelli della pianta posta sul marciapiede, avevano più foglioline gialle ed erano anche più sottili oltre che più folte, regalando un effetto scenico del tutto differente pur rimanendo alla fine dei fiorellini molto simili fra di loro.
    Olga aveva scelto di porre quella pianta a riparo del marciapiede esterno perchè questa era la pianta meno nobile del giardino, quella meno importante e più comune, eppure era ugualmente una pianta che le era molto cara ed anzi forse era addirittura la sua preferita, quella che le stava più a cuore !
    E così ogni giorno, lei apriva il cancello e andava al di là del giardino per accudire quella pianta che le era così preziosa e che sebbene posta all’ esterno, era come se fosse ugualmente all’interno del suo amato giardino.
    Accadde però qui l’imprevisto perchè fu così che Olga, piano piano e di giorno in giorno, si accorse che la pianta a lei tanto cara anziché crescere con i propri rami ed i propri fiori, calava e si restringeva ogni giorno sempre di più.
    All’inizio pensò che fosse una casualità, finchè non verificò i tagli precisi sui rami, quasi che fossero una brutta e cattiva potatura ( e fuori stagione per giunta ! ) ma infine se ne dovette convincere perchè quello che aveva di fronte a sé era un vero dispetto, intenzionale e perfido che faceva male a lei ed anche alla sua cara pianta, avvizzendola ed impoverendola.
    Olga non sapeva capacitarsi e né riusciva a comprendere chi fosse o chi potesse essere capace di fare del male alle piante, similmente a chi si rende capace di fare del male agli animali, sia che questi siano domestici oppure no. Così le fu difficile da credere, ma alla fine Olga se ne dovette convincere che c’era qualcuno, dall’esterno, che la osservava accudire con tanto amore quella pianta e che ad ogni suo atto di cura, veniva a corrispondere un atto di sfregio e di disamore da parte di una mano nemica e sconosciuta e che sapeva rendersi anche abilmente anonima.
    Olga si sforzava ma non riusciva a capire chi potesse essere ad avercela così tenacemente e tremendamente sia con lei che con le piante ed in particolare con quella sua pianta prediletta.
    Colui o colei che compiva tali e tanti sfregi doveva per forza agire nel cuore della notte, perchè di giorno non si vedeva mai nessuna persona mettere le mani su quella pianta. Infatti si vedevano solo occhi ammirati di persone che si fermavano ad apprezzarla, seppur così danneggiata e che mai e poi mai avrebbero pensato a farle del male.
    Ma fu in una notte particolarmente nera come la pece e accesa solo dai bagliori e dai frastuoni di lampi e tuoni che Olga potè capire e scoprire, svegliandosi turbata nel cuore della notte e notando per caso che una tapparella della finestra che dava sul suo giardino, era rimasta socchiusa ma non chiusa.
    3

    E fu proprio questa singolare casualità a rivelarle che era la sua vicina più cordiale che anche in quella notte da lupi, seppure incappuciata e ben coperta per ripararsi dal forte temporale, non aveva potuto fare a meno di compiere il suo rito sacrilego, sia verso la pianta che di conseguenza verso di lei. Olga rimase incredula e stupita, con gli occhi spalancati e feriti che non riuscivano a trovare un perchè a quel che stava vedendo. Lei infatti aveva continuato a lasciare quella pianta all’esterno, sul marciapiede, proprio per arrivare a potere scoprire a chi appartenessero le mani anonime che ogni notte erano così tenaci nel volerle fare del male, ferendola e offendendola.
    Inoltre che fosse stata proprio la notte della Vigilia di Natale a rivelarle questo brutto segreto, fu per lei un colpo ancora più duro, quasi come un brutto presagio. Infatti quella che lei credeva essere una persona amica, si era in realtà rivelata essere una persona decisamente nemica.
    Come in un brutto film noir, Olga ritornò a letto amareggiata più che mai per la brutta scoperta e proponendosi che la mattina successiva e cioè quella del Santo Natale, avrebbe riposto la pianta all’ interno del giardino, in quanto il giallo oramai era stato risolto. Decise inoltre che avrebbe taciuto ed ignorato l’accaduto, proprio perchè era Natale anche se tutto ciò le si ripercuoteva dentro, facendole male.
    Ma fu proprio la mattina successiva, quella di Natale, a regalarle la sorpresa più grande.
    Infatti anche la vicina di Olga che lei riteneva le fosse amica mentre in realtà si era rivelata poi esserle ostile e nemica, aveva una propria passione che era anche la sua intima debolezza e che consisteva in un piccolo coniglietto domestico di nome Grey.
    Non si sa bene perchè e per come, ma in quella mattina di Natale, fra l’ euforia e i preparativi per la Festa, Grey era fuggito dalla sua cara “ padrona “ e si era rifugiato nel giardino della casa di fronte, nel giardino di Olga appunto.
    E la prima ad accorgersene fu proprio lei, terrorizzata da questa inaspettata intrusione, in quanto a custodia dell’amato giardino non c’erano solo i due leoni impietriti all’ ingresso della capannina di
    “ Bignomia” ma c’era anche l’amatissimo e ferocissimo Lupo di Olga, uno splendido e altrettanto tremendo esemplare di Pastore Tedesco, tremendo anche nel nome : Rufus !
    Se Rufus avesse scoperto Grey dentro al suo territorio, non avrebbe esitato un solo istante a braccalo per infine sbranarlo.
    Fu così che Olga in un istante molto breve realizzò e mise a fuoco il tutto ed in quel preciso istante, prevalse innanzitutto l’ amore per le piante e per gli animali. E fu proprio questo amore che portò Olga a compiere un gesto estremo nel momento estremo, appena si accorse che Rufus aveva già individuato l’ inacauto conglietto Grey e mentre il Lupo stava già per attaccarlo, Olga riuscì ad essere incredibilmente più abile di lui nel fermarlo con un grosso bastone stretto fra le mani, in modo estremamente minaccioso ed intimidatorio. Questo intervento rapido e deciso, permise ad Olga di afferrare lei per prima il piccolo coniglietto Grey per restituirlo immediatamente alla sua “padrona”, la sua amica divenuta poi nemica a causa della pianta sul marciapiede. La commozione sorprese entrambe mentre Olga, sulla porta della vicina, teneva in mano il coniglietto per restituirglielo.
    Nessuna delle due fu capace di spezzare quell’intenso silenzio, carico anche di rinnovata complicità e fu solo dopo una lunga ed intensa pausa che la vicina riuscì a dire con voce sommessa : “ scusa per tutto !”. E di nuovo la vicina, nella mattina di Natale, ritornò ad esserle amica, la pianta del marciapiede ritornò nel giardino fra la compagnia delle altre piante, il coniglietto Grey ritornò dalla sua “ padrona “ ed infine il Lupo Rufus, per quella mattina speciale , riuscì a non essere temuto e tremendo come lo era in tutte le altre mattine.
    Ed infine Olga si ritrovò a vivere pienamente dentro a quella che per lei era una vera massima di vita e nella quale aveva sempre creduto e cioè che : “ogni nemico possa diventare un buon amico “.
    Buon Natale a tutti !

    Racconto di Rosetta Savelli

    20 gennaio 2012
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  2. Rosetta Savelli Says:

    Susanna Tagliaferri

    ho fatto una bellissima passeggiata nel giardino di Olga. Le piante hanno veramente il potere di sedurci. Quando entro da un fiorista ho un’idea precisa di cosa acquistare, ma poi in un angolo c’è sempre un fiore che mi chiama!

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